“Il rifugio maremmano di Gianfranco Mello – Pittore del sentimento.”
di Lidia VivianiOsservare l’opera di un Artista e poterla interpretare è quanto si richiede ad un critico preparato, ma chi sente con piena intensità il fascino della Maremma non può non avvertire la vibrazione dell’animo di Gianfranco Mello, pittore di solida fama la cui presentazione è riportata solo per cronaca.
Da questo Maestro non ci aspettiamo “soltanto” quadri ben costruiti e con felice cromia, noi pretendiamo ogni volta che prende la tavolozza ci dia tutto se stesso nel suo ampio respiro contemplativo. Ho fatto riferimento alla Maremma in quanto il Nostro fa parte di coloro che avendo avuto un contatto con il suo ambiente ne ha subito la sottile malia, il sogno-realtà, e non è stato più capace di allontanarsene.
Gianfranco Mello ha una casa in Maremma a Roccamare e l’ha adibita a base delle ricerche paesaggistiche di questo suolo fortunato della Toscana. Il suo amore verso il paesaggio lo porta a scoprire sempre nuove vedute. Nella mostra che ha tenuto dall’11 Aprile al 15 Maggio c.a. nel Chiostro di Santa Croce con il Patrocinio del Comune di Firenze, mi ha particolarmente colpita la sequenza in più piani di alcuni fiori e del mare agitato confinante con il cielo. Non avrei mai saputo accostare mentalmente i fiori al mare, si… ma io non sono Mello. Un sentimento di abbagliante bellezza che esalta mentre sfuma il paesaggio: questo lo riconosco in me stessa e sono grata all’Autore che visualizza i più complessi stati d’animo. Malgrado l’Artista sottolinei la sua preferenza per il paesaggio, egli ci offre una dimostrazione della sua maestria anche attraverso le sue nature morte e le figure femminili di gusto raffinato per morbidezza e colore.
Note biografiche
Gianfranco Mello è nato a Venezia da genitori toscani, Nel 1939 si trasferisce a Firenze, dove tuttora vive e lavora. Dal 1957 è docente di materie artistiche nelle scuole statali. Lascia l’insegnamento nel 1982. Nell’arco degli anni sessanta partecipa a numerose mostre di Importanza nazionale ed internazionale conseguendo importanti riconoscimenti. Allestisce numerose personali in Italia e all’estero. Sue opere al trovano in collezioni in collezioni pubbliche e private in Italia o all’estero. Tra i prestigiosi primi premi conquistati ricordiamo i successi conseguiti al Premio Nazionale Città di Viareggio (1963), Premio S. Ambrogio Firenze (1973), Premio Nazionale di Pittura Primavera-Firenze (1958), Mostra Nazionale d’Arte a soggetto pesca e caccia-Parma (1951), Premio Città di Pontedera e Premio di Pittura Coreglia Antelminelli.
Giudizi critici su Mello
“Vi è – diceva l’antico sapiente – un tempo per nascere e un tempo per morire”. Ma chi nasce, nasce forse dal nulla? E chi muore, muore forse del tutto? La linea della vita è una linea spezzata o non piuttosto una linea continua e solo apparentemente spezzata? …Per Mello ogni istante dell’universo è tempo di morte e resurrezione. Continuamente la vita e la morte si affrontano in un duello mirabile. Ma in fondo è la vita che trionfa sempre sulla morte. Proprio come il Cristo crocifisso bianco di Mello vince la morte del suo Cristo crocifisso nero.”
– Massimiliano G. Rosito
“Le soluzioni formali di Mello sono sempre di una semplicità esemplare e ne ricaviamo, per rapidissima percezione, come, di fronte a un dato reale, il sentimento si sia chiarito in pensiero cosciente e come, viceversa, il pensiero si possa sviluppare e accendersi in sentimento.”
– Vittoria Corti
“L’angoscia, dopotutto, non è indispensabile, né, tantomeno, obbligatoria, e anche se l’arte attuale ne fa il motivo principale (c’è di che, purtroppo, in questo mondo) qualche pittore sfugge alla diffusa regola per un messaggio diverso. E’ il caso del
pittore Gianfranco Mello… Se Mello, però, rifiuta l’angoscia, questo non significa che la sua pittura sia pittura d’evasione. L’immediatamente piacevole, per esempio, vi è evitato anche attraverso l’esperto mestiere e la sensualità un po’ misteriosa delle sue figure femminili non è maggiore della sensualità rasserenante dei suoi fiori, dei suoi alberi, dei suoi paesaggi.”
– Romolo De Martino